Quando l’utente naviga su Internet lascia tracce: indirizzo IP, e-mail e altri dati più o meno sensibili. Alle volte consapevolmente, altre senza saperlo. Ma quello che in tanti ignorano, è che anche il web lascia qualcosa in cambio: quando si naviga, infatti, la maggior parte dei siti installano sui pc degli utenti piccoli file, apparentemente innocui, ma dalle enormi potenzialità: si tratta dei cosiddetti cookies.
I cookies affondano le proprie radici agli albori dell’informatica, quando i magic cookies erano files utilizzati per condividere informazioni comuni ta programmi installati sullo stesso computer.
Lou Montoulli, l’ingegnere che ideò i web cookies, spiega in più occasioni come arrivò alla loro ideazione:
Ho sentito per la prima volta il termine magic cookie durante un corso universitario sui sistemi operativi. Il termine cookie è la prima cosa che mi è venuta in mente mentre ne sviluppavo i meccanismi e, inoltre, apprezzo il termine anche da un punto di vista estetico
Cosa sono i Web Cookies HTML
I cookies (letteralmente biscotti) sono dei piccoli file di testo delle dimensioni di pochi kbyte, che vengono installati sull’hard disk di chi naviga e che vengono utilizzati dai server host per velocizzare l’accesso ad un particolare sito, o per altre operazioni. In altre parole, questi piccoli file comunicano con la rete infinita del web tutte le volte che l’utente accede a Internet, innescando delle azioni e reazioni che l’utente non può controllare direttamente. Tralasciando i vari cookies dannosi, per i quali è sempre consigliabile adottare delle contromisure, c’è un particolare ‘biscotto’ che non fa alcun danno, ma che teoricamente dovrebbe aiutare l’utente: il cookie di profilazione.
I cookies di profilazione sono file Javascript che vengono installati dai siti web e che hanno la funzione di tracciare un profilo di chi naviga, così da tenere memoria dei suoi gusti e delle sue abitudini. Tali cookies di profilazione, che rimangono ‘dormienti’ sui computer, si attivano tutte le volte che l’utente naviga su Google o sui siti che contengono messaggi pubblicitari, come ad esempio i blog o Facebook. Una volta attivati, i cookies di profilazione comunicano agli Ads (le pubblicità) i siti web visitati fino a quel momento, fornendo all’utente solo pubblicità in linea con le pagine che ha navigato in passato. Ad esempio, se un utente ha visitato Amazon, è probabile che vedrà spesso proprio la pubblicità dei prodotti da lui acquistati o visualizzati.
Il retargeting è una forma di marketing che funziona attraverso i cookies di profilazione. Quando vengono avviate delle campagne pubblicitarie si aggiunge (a livello di codice), sui siti internet scelti, un cookie di profilazione che si trasferisce sul pc di chi naviga quel blog, e-commerce o sito web aziendale.
Così facendo, si sfrutteranno gli spazi pubblicitari degli altri siti che l’utente visiterà per inserire la propria pubblicità. In altre parole, il cookie funziona come una ‘pubblicità portatile’ che attiva messaggi promozionali solo in relazione a ciò che l’utente ha già visitato in passato. In questo modo le pubblicità saranno sempre in accordo con i gusti degli utenti, e gli inserzionisti sapranno con certezza che la sua pubblicità seguirà l’utente anche durante le successive sessioni di navigazione.
I cookies ed il Garante della Privacy
Da circa un anno a questa parte, i siti web che installano cookies di profilazione sono obbligati per legge a comunicarlo attraverso un pop-up all’utente, che è libero di accettare o meno i ‘biscotti pubblicitari’. Questo è quanto stabilito dal Garante della Privacy nel giugno del 2014. Nella maggior parte dei casi, però, quando l’utente non accetta l’installazione dei cookies di profilazione non può proseguire la navigazione sul sito web.